Le erbe in natura: tradizione ed evoluzione

Questo venerdì profuma di storia! Storie tra passato e presente, tra tradizione ed evoluzione. Sin dall’antichità in tutto il mondo l’uomo ha raccolto o estirpato piante dal loro ambiente naturale. Le erbe medicinali, in particolare, sono sempre state raccolte nell’ambiente naturale e la conoscenza dei loro luoghi di crescita, oltre al giusto periodo per la raccolta, è stata tramandata oralmente nei secoli tra i guaritori delle diverse culture. Ne sono esempio le popolazioni della foresta pluviale che conservano tradizioni orali, che andrebbero inevitabilmente perse se queste culture scomparissero.

Ad inizio del XX secolo si diffuse però l’idea che la scienza potesse essere in grado di sconfiggere tutte le malattie. In realtà però, la maggior parte della popolazione mondiale era troppo povera per poter beneficiare di questo progresso medico, oltre ad essere priva delle infrastrutture di base, quali accesso all’elettricità e ad acqua potabile. Ed è così che quasi l’80% della popolazione mondiale fa tutt’oggi affidamento nella medicina tradizionale, basata sull’impiego delle piante, per curarsi. Anche nei paesi sviluppati questa fiducia è comunque diffusa, basti pensare agli estratti vegetali, presenti nella medicina occidentale.

Negli ultimi decenni si è però potuto osservare il cambio positivo della fiducia nell’erboristeria da parte delle popolazioni occidentali. Questo cambiamento cominciò a prendere forma negli anni Settanta, anche grazie all’avvento del movimento “hippie”, il quale promuoveva il ritorno ad una vita più vicina alla natura. Oltre a questo, anche altri movimenti volti alla conservazione della natura, aprirono la strada al mondo delle erbe nella medicina occidentale.

Le erbe nei secoli: coltivazione e storie di civiltà

La storia della coltivazione delle erbe si intreccia con la storia dei popoli e delle civiltà del passato, che fecero nei secoli scorsi esperienza diretta della loro esistenza e dei loro impieghi. Le piante selvatiche, raccolte in natura come fonte di nutrimento, medicina o fibra, vennero prima o poi coltivate, subendo quindi un processo di domesticazione.

Alcuni tra i primi giardini di erbe furono allestiti circa 4000 anni fa in Egitto, allo scopo di utilizzarne erbe e fiori come elementi sacri nei rituali di culto. Se si pensa poi al concetto odierno di giardino erbaceo, ossia un’area aperta con diverse parcelle per le diverse specie, esso si sviluppò già nelle antiche tradizioni religiose egiziane, cristiane e islamiche, ed era strettamente collegato alla presenza di edifici. Nell’Islam, ad esempio, il paradiso era visto come un giardino delimitato da siepi di mirto (Myrtus communis), bellissimi fiori e frutti, come rose (Rosa spp.) o l’albicocco (Prunus armeniaca). In epoca romana. invece, le piante più apprezzate erano il rosmarino (Rosmarinus officinalis) e l’alloro (Laurus nobilis). Presso i monasteri, per i monaci la coltivazione divenne poi una regola ben precisa. Tanto che quando S. Benedetto fondò l’ordine benedettino, nel regime monastico la cura del giardino era seconda solo alla preghiera. Nei monasteri, largamente autosufficienti, si coltivavano erbe terapeutiche, si utilizzavano gli aromi per insaporire le pietanze, oltre a condurre una grande preparazione di distillati, liquori, acque cosmetiche, dove veniva ad esempio impiegata la melissa (Melissa officinalis).

Verso il XIII secolo il giardino cominciò ad accrescere progressivamente in popolarità e presso la maggior parte delle grandi residenze si coltivava un ricco assortimento di erbe per uso domestico, mentre le piccole proprietà erano circondate da verdure, erbe e fiori. Successivamente con l’avvento del XVI anche le università cominciarono ad allestire dei giardini di erbe per poter insegnare a riconoscere le piante di uso terapeutico ai futuri medici. Il primo di questo “orto dei semplici”, dal latino simplicia, “rimedi semplici”, cioè le erbe, fu realizzato presso l’Università di Pisa nel 1545. Durante il periodo coloniale poi, le nuove specie introdotte dagli esploratori in madrepatria trovarono dimora anche in questi orti, dando avvio ad una trasformazione che portò alla creazione degli odierni orti botanici.

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Margherita